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YOGA E RESILIENZA: resistere agli urti senza spezzarsi

Prima del prossimo appuntamento di Yoga e Empatia, qualche pillola dall’ultimo workshop condotto dalla psicologa Laura Lambertucci di Mental Care e dalle insegnanti del Sadhana YOGA Studio. Per mantenere vivi i concetti assimilati, farne tesoro e portarli al prossimo incontro.

Non è possibile evitare le avversità della vita, però si possono imparare strategie per affrontarle e rialzarsi più forti di prima. La resilienza è proprio la capacità di riuscire a fronteggiare gli eventi stressanti e di riorganizzare in maniera positiva la propria vita dinanzi alle difficoltà.

Lo yoga, promuovendo flessibilità, accettazione e adattamento, aiuta a incrementare questa importante capacità umana. Ed è proprio questo ciò di cui abbiamo parlato nel workshop su Yoga e Resilienza dello scorso 4 ottobre.

Il termine resilienza deriva dal latino “resalio”, da “resilire”, che in uno dei suoi significati originali indicava l’azione di risalire su una barca capovolta dalle onde del mare. Un altro significato è “rimbalzare” e infatti, in scienza dei materiali, resilienza indica la proprietà che hanno alcuni elementi di conservare la propria struttura o di riacquistare la forma originaria dopo essere stati sottoposti a schiacciamento o deformazione.

Tutti noi siamo dotati di un kit di resilienza, che è come uno zainetto per le emergenze che occorre però preparare in tempi sereni. Per questo l'importanza di arricchirlo e migliorarlo, perché la resilienza non è una caratteristica che è presente o assente in una persona, ma prevede comportamenti, pensieri e azioni che possono essere appresi da chiunque.

Chi è dotato di un alto livello di resilienza presenta:

  • flessibilità psicologica, ossia non aspettarsi che gli altri e la vita corrispondano sempre alle proprie aspettative, prendere le cose per come sono e accettare l'incertezza. È impossibile evitare alcuni eventi schiaccianti, però si può cambiare il modo di interpretarli e di rispondervi, dando più letture della situazione e concentrandosi su ciò che si può modificare;

  • una buona consapevolezza delle proprie capacità e punti di forza;

  • una buona rete sociale: le relazioni offrono affetto e sostegno, creano un clima di fiducia e aiutano la resistenza di una persona. E qualora l'evento sia tale da superare le proprie capacità autoriparative, allora è importante considerare la possibilità di un aiuto professionale da parte di uno psicologo.

Nella lezione guidata di yoga abbiamo praticato asana (posizioni) che andassero ad armonizzare la nostra flessibilità, attraverso l’apertura delle anche e delle spalle, abbiamo praticato posture che mettevano alla prova la nostra resistenza (chaturanga) e abbiamo potuto condividere delle posizioni con il supporto del compagno di pratica, lavorando a coppie, per approfondire, nell’ ascolto dell’altro, l’importanza del supporto della rete. E poi, nel rilassamento abbiamo potuto visualizzare noi stessi e il nostro corpo, resistente e resiliente sotto le intemperie dell’inverno e sotto il sole cocente dell’ estate torrida.

Attraverso la pratica abbiamo sperimentato direttamente sulla nostra mente e il nostro corpo le capacità insite in noi per affrontare con determinazione, mediante il respiro consapevole, l’asana più complicata o faticosa, facendo emergere in noi qualità inaspettate.

Avere un alto livello di resilienza non significa non sentire le difficoltà della vita, ma avere le risorse per riuscire ad affrontarle senza farsi sopraffare. Non vuol dire nemmeno essere invincibili, ma sapersi piegare al dolore quando necessario per poi rialzarsi, più forti di prima. Molte persone che hanno superato tragedie e difficoltà sentono una crescita in sé, che può consistere in un miglioramento nelle relazioni, in un aumento di autostima e del senso di forza oppure nel raggiungimento di una spiritualità più profonda e di un maggiore apprezzamento della vita.

“Il vento non spezza un albero che sa piegarsi” (proverbio africano).

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