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ASANA – LE POSIZIONI

In questo breve articolo cercheremo di approfondire il significato di asana e i benefici generali prodotti mediante la pratica. E’ un argomento molto complesso e sfaccettato, cercheremo di sintetizzarlo senza tralasciarne l’essenza e il reale significato.

Gli Asana sono una caratteristica pèculiare dello Yoga. Asana significa mantenere il corpo in una determinata posizione, rimanendo immobili, respirando consapevolmente. La parola asana deriva dal sanscrito. Praticare un asana significa prendere una posizione in cui tutto il corpo è coinvolto. Per corpo non si intende solo quello fisico ma i diversi strati di cui siamo composti; perciò tutto il nostro essere è completamente chiamato in causa. Mediante la pratica avviene la purificazione delle Nadi, i canali di energia del nostro corpo elettrico, le principali sono Sushumna (la nadi principale, la colonna vertebrale celeste), Ida e Pingala le quali risalgono lungo Sushumna intrecciandosi come un caduceo.

Abbiamo più di 70.000 canali di energia, ma queste ultime sono le più importanti. Purificare le Nadi, significa dare la possibilità all’energia vitale (Prana) di poter scorrere agevolmente lungo tutto il nostro corpo, rendendolo più forte, vitale ed energico.

Gli Asana ci permettono di entrare in connessione con noi stessi, la nostra parte più nascosta e a volte vulnerabile. Praticare un asana significa mettersi in gioco, mediante i nostri sforzi non solo fisici ma anche mentali e affrontare, spesso, paure recondite. Non è poi così semplice entrare nella posizione della candela (salamba sarvangasana), sembra di non poter respirare, di non riuscire a sostenere i lombi e di perdere l’equilibrio. Il guerriero (virabhadrasana) per molti può risultare una postura faticosa, l’allineamento del bacino e delle spalle mette in difficoltà il neofita. Mantenere l’equilibrio e gli arti inferiori saldi richiede forza e tenacia. Pashimottanasa (la pinza), è una posizione che permette alla colonna vertebrale di allungarsi ma coinvolge tutti i nostri muscoli e articolazioni, allungandoli e rinforzandoli, ma ciò richiede una respirazione profonda e la capacità di mantenere la posizione nonostante il dolore che si accusa nelle parti più reticenti all’allungamento.

Durante tutta la pratica è importante mantenere la concentrazione su un punto, è una tecnica e viene chiamata Dristhi, il Maestro che vi guiderà nella pratica vi illustrerà dove mantenere lo sguardo esteriore e interiore, portandovi alla massima concentrazione. Ciò permette al praticante di ascoltare con profondità le sensazioni e le emozioni che la posizione fa affiorire, svuotando la mente da altri pensieri se non quelli inerenti la pratica.

Ogni asana ha un nome sanscrito, ce ne sono centinaia (!!!) molti dei quali prendono spunto dalla natura, vrkasana (albero), bhujangasana (la posizione del cobra), ushtrasana (il cammello), matsyasana (il pesce), Kurmasana (la tartaruga) e ancora adho mukha svanasana (il cane a faccia in giù) e poi ancora... Si narra che i rishi (saggi dell’antica India) si siano ispirati alla natura circostante per creare queste meravigliose posizioni che aiutano il nostro corpo e la nostra mente a liberarci da resistenze e rigidità, rendendoci forti, vigorosi, energici ed elastici.

“Quando l’Asana è eseguito correttamente si percepisce leggerezza e libertà.”

B.K.S. IYENGAR

Il respiro, il respiro yogico è determinante durante la pratica, ma sarà l’argomento di un altro articolo.

Che dire.... non resta che praticare!!!!

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