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Il pranayama come forma di aiuto nei pazienti con cancro.

Lo yoga è un’antica pratica spirituale che promuove l’unione di corpo e mente.


Oltre 2000 anni fa Patanjali scrisse un celebre trattato sulle otto parti dello yoga (ashtanga) oggi conosciuto come “gli aforismi di Patanjali”. Queste parti comprendono: regole di condotta su azioni da compiere ed evitare per il proprio benessere mentale (yama/niyama), posture fisiche (asana), tecniche di respirazione (pranayama), controllo dei sensi (pratyahara), concentrazione su un punto (dharana) meditazione (dhyana) e liberazione (samadhi).


Nella fase iniziale del percorso yogico, gli asana e i pranayama si occupano della salute fisica e mentale del praticante. Il Pranayama lavora sia con la mente che con gli organi della respirazione, e può essere considerato sia una pratica fisica che una forma di meditazione. Prana significa spirito, forza vitale o respiro e yama significa espansione, controllo o regolazione. Pranayama è il controllo e l'espansione del respiro. Anche se in origine esso fu concepito come strumento per calmare la mente, queste tecniche di respirazione hanno anche mostrato benefici per la salute in senso più ampio del termine, in particolare nel campo delle patologie psichiatriche e organiche ( Mohan M. Saravanane C. Surange SG, et al., 1986; Bhargava R. Gogate MG. Mascarenhas JF., 1988; Singh V. Wisniewski A. Britton J. Tattersfield A. 1990;Telles S. Nagarathna R. Nagendra HR.,1994; Martarelli D. Cocchioni M. Scuri S. Pompei P., 2009; Pramanik T. Pudasaini B. Prajapati R., 2010).


Gli studi recenti hanno suggerito che le pratiche di pranayama creano uno stato di rilassamento migliorando il tono parasimpatico (Upadhyay Dhungel K. Malhotra V. Sarkar D. Prajapati R., 2008; Pramanik T. Sharma HO. Mishra S, et al., 2009; Pramanik T. Pudasaini B. Prajapati R., 2010).

Un’indagine molto recente (Dhruva A1, Miaskowski C, Abrams D, Acree M, Cooper B, Goodman S, Hecht FM., 2012) ha cercato di comprendere come il pranayama dello yoga potesse essere applicato su pazienti oncologici in trattamento chemioterapico onde valutarne i potenziali benefici nella riduzione di alcuni sintomi quali stanchezza, disturbi del sonno, stress, ansia e depressione, migliorando quindi la qualità della vita del paziente.


Gli esercizi di pranayama utilizzati, consistevano in quattro pratiche respiratorie, scelte per la loro facilità di utilizzo e potenziali effetti benefici. Queste pratiche respiratorie sono state insegnate e praticate durante sessioni settimanali di 60 minuti da due istruttori di yoga certificati, che avevano una formazione speciale in yoga terapeutico e oltre 25 anni di esperienza d’ insegnamento su pazienti con cancro. La maggior parte delle sessioni sono state condotte con 1 insegnante e 1-2 studenti. I partecipanti sono stati tenuti a praticare le tecniche almeno 10-15 minuti due volte al giorno a casa. La frequenza della classe è stata misurata dal personale dello studio e la durata della pratica di casa è stata misurata con l'auto-relazione nei registri giornalieri dei partecipanti. L' adesione al protocollo dell’insegnante di yoga è stata valutata dai ricercatori utilizzando un libro di log e registrazioni casuali delle sessioni. Tutte e quattro le tecniche di respirazione sono state insegnate e praticate in ogni sessione.


La prima pratica respiratoria era una tecnica di osservazione del respiro. In questo esercizio, i partecipanti si sono concentrati sul loro respiro naturale con l'obiettivo di mantenere la continuità della consapevolezza.

La seconda tecnica era una forma di respirazione ujjayi. L 'istruzione in questo respiro si è concentrata sulla respirazione addominale, l'inalazione ritmica e l'esalazione profonda, l'esalazione prolungata e l'espansione dei polmoni (superiore e inferiore). Una glottide parzialmente chiusa è stata utilizzata per facilitare questa pratica.

La terza tecnica era un'espulsione addominale forzata, capalabhati pranayama. In questa tecnica, il partecipante è stato istruito ad inalare dolcemente, trattenere brevemente, e poi espirare con forza. La durata e l'intensità di questa tecnica è stata adeguata alla forza individuale del paziente.

La tecnica finale è stata la respirazione della narice alternata, nadi shodhana. Questa tecnica riguarda il flusso d’aria attraverso le narici alternate posizionando le dita in una posizione chiamata mudra.

Le analisi ripetute nel corso dello studio hanno rivelato che qualsiasi aumento della quantità di pratica respiratoria (pratica in classe o pratica domestica) era associabile ad un miglioramento globale nelle scale di misurazione dei sintomi. Questo dato era riscontrabile per la maggior parte dei sintomi monitorati (cioè, per la scala del disturbo del sonno, l'ansia e la componente mentale del QOL ossia la scala di rilevamento della qualità di vita).

Inoltre questi dati suggeriscono che un intervento di respirazione o di yoga più a lungo termine, potrebbe avere maggiori effetti benefici sui sintomi e sulla qualità di vita (si veda ad esempio lo studio Moliver N, Mika E, Chartrand M, Burrus S, Haussmann R, Khalsa S, 2011 sulla relazione tra perdita di massa corporea attraverso la pratica dell’Hatha yoga e riduzione dell’assunzione di farmaci).


Questo primo studio di un intervento effettuato con il pranayama su una popolazione di pazienti oncologici, ha dimostrato con successo che la respirazione e lo yoga possono essere raccomandati caldamente anche a pazienti sotto chemioterapia. Ogni incremento della pratica era correlato con i miglioramenti sia nei sintomi associati alla chemioterapia del cancro che nella qualità di vita dei pazienti.


Il Pranayama può essere utile sia per migliorare il disturbo del sonno, l'ansia che il benessere mentale nei pazienti sottoposti a chemioterapia.




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