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Ascoltare

Crick!

Salendo in bicicletta una lieve scossa percorse l'articolazione dell'anca destra: mi fermai per un attimo con la gamba sospesa in aria, poi montai in sella e non ci pensai più.

Fu il giorno dopo che iniziarono i guai.

La sera prima avevo dimenticato di fare il solito stretching dopo la gita in bicicletta, 24 respiri lenti in uttanasana, così i miei muscoli lombari erano indolenziti; inoltre avvertivo un doloretto all'anca, ma non vi diedi importanza.

Nei giorni successivi le cose peggiorarono e i dolori nella zona dell'anca divennero sempre più forti. Come se non bastasse mi era anche venuta una brutta tosse, così quando mi coricavo incominciavo a tossire e l'unica soluzione era sedermi in poltrona; poi quando era passata la tosse, i dolori all'anca mi tenevano sveglio fin verso le 3 del mattino. Il dottore mi prescrisse una radiografia, che non evidenziò problemi articolari, e un ciclo di iniezioni, che però non risolsero la situazione

Contattai una fisioterapista che constatò come i dolori fossero dovuti a tensioni muscolari e così iniziai a chiedermi che cosa le causasse.

Ricordando il motto di Cristina "Ascolta il tuo corpo" mi misi a studiare il mio corpo nei vari momenti della giornata, facendo attenzione a quelli in cui provavo più dolore.

Mi accorsi quindi che per alleviare il dolore ai lombari avevo preso l'abitudine di camminare con il piede destro volto verso l'esterno, un movimento non naturale che sollecitava in modo anomalo i muscoli attorno all'anca.

Posi quindi attenzione a come camminavo e praticai alcune asanas volte a distendere dolcemente i muscoli della zona dell'anca, cercando di eliminare le tensioni. Giorno dopo giorno notai i primi miglioramenti e nel corso di due o tre giorni la situazione migliorò nettamente, tanto che smisi di andare dal fisioterapista. Una visita da un ortopedico confermò che qualche doloretto all'anca era compatibile con l'età e la visita si concluse con l'invito a continuare a praticare lo yoga per mantenere la mobilità dell'anca, avrebbe avuto lo stesso risultato che una seduta dal fisioterapista.

Ma c'é di più.

Da circa due settimane ho preso la sana abitudine di praticare una mezz'ora di meditazione prima di andare a letto e ho capito che ho un altro tipo di ascolto da mettere in pratica: quello interiore.

La calma e la pace che mi invadono durante la meditazione sono ben diverse dallo stato d'animo che provo nel corso della giornata, quando mille pensieri si rincorrono nella mia mente, non ho finito di fare una cosa che già penso a quella successiva, un continuo susseguirsi di preoccupazioni e pianificazioni costella la mia giornata.

Perché avviene tutto ciò? Che cosa c'è dentro di me che mi spinge a questo ritmo frenetico, a non gustare il momento presente ma a proiettare sempre la mia mente nel futuro?

Per guarire la mia anima devo mettere in pratica quanto mi è servito per guarire il mio corpo: ascoltare.

Certo un dolore fisico è forte ed è facile da avvertire, una sofferenza spirituale molto meno, anche perché mentre sono preoccupato la mente è concentrata sulla preoccupazione; avverto la sofferenza come un senso di vuoto che a volte mi colpisce a fine giornata, la sensazione di aver sprecato il mio tempo in cose futili.

Che fare? Come reagire per sradicare abitudini che sono in me ormai da molto tempo e mi spingono ad agire ancor prima di pensare?

Sicuramente continuare con la meditazione serale mi indicherà la via. Non mi pongo obiettivi di tempo, sono sicuro che la pace che provo in quei momenti mi aiuterà a vedere con chiarezza dentro di me e a trovare la strada.

Namasté.

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