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Il mio primo anno di Yoga:  “ex-scettico-pensiero”



Mi sono avvicinata allo Yoga in un momento della vita in cui sentivo il bisogno di rimettere in moto il mio corpo, corpo che, ”diversamente giovane” e fermo da qualche tempo, per troppa pigrizia e scarsa motivazione, avevo fino a quel momento parcheggiato in attesa di ... che cosa?Bah!

Così mi sono detta: “proviamo anche questo”, con l’obiettivo di eliminare qualche doloretto di troppo e la pancetta. Fantastico, lo yoga fa anche dimagrire, così avevo sentito!

La mia “amica-nemica” diffidenza mi diceva di scegliere bene la palestra in cui iscrivermi (ce ne sono talmente tante) avevo il timore di trovarmi di fronte a persone troppo fanatiche o poco competenti e questo, nonostante la curiosità, posticipava la mia decisione. Un giorno mia figlia è tornata a casa con un volantino di Sadhana Yoga Studio: poche semplici informazioni, niente promesse accattivanti, nessuna imperdibile offerta e, non meno importante, proprio vicino a casa!

Negli anni ho maturato la convinzione che niente succede a caso, bisogna cogliere i segnali, e quindi CEDO ... lo Yoga sarebbe entrato nella mia vita.

Confesso che non nutrivo aspettative sull’ aspetto legato all’ equilibrio psicologico: maniaca del controllo e schiava del tempo, mediamente stressata, pensavo che dedicare qualche ora al rilassamento e alla meditazione fosse una forzatura che lascia il tempo che trova; ne godi in quel momento e poi basta, la vita fuori ti frulla e perdi solo del tempo. Questo respiro poi che, oltre a far bene al corpo, aiuta a vivere le emozioni in modo più calmo ed equilibrato anche fuori da un certo contesto, per me , francamente, era un concetto sopravvalutato. Come è possibile, pensavo, fermare la mente e lasciar fuori i doveri e le cose negative? Quelle raramente ti lasciano tregua (ed è improbabile abbandonarsi completamente e lasciarle andare).

Forse è meglio faticare, sudare, mi ammazzo di esercizi e SCARICO. No, la meditazione non fa per me!! Sull’ onda di questo pensiero mi dico: “provo, al massimo vado qualche volta e poi basta”. Lasciare una via di fuga mi rende sempre più tranquilla (lo so, non è bello), e con questo presupposto ho iniziato la pratica.

Bene, è trascorso un anno dalla prima lezione e ancora non ne ho abbastanza.

Non pretendo l’impossibile, negli asana faccio quello che riesco, talvolta cerco di osare oltre il mio limite e il mio fisico risponde allo stimolo: questo mi restituisce fiducia e grandi soddisfazioni. Chi pensa che fare Yoga si traduca nello stare nella posizione del loto con gli occhi chiusi sbaglia di grosso. Lo Yoga è fatica, è disciplina, è mettersi in gioco e sperimentare. All’ inizio ho dovuto fare pace con parti del mio corpo che nemmeno conoscevo, eppure non ho mai mollato. Il corpo è sollecitato dalle vertebre cervicali fino alle dita dei piedi e delle mani, i movimenti coinvolgono i muscoli, sviluppano equilibrio e richiedono concentrazione. Sì, concentrazione; quanto è diventato difficile concentrarsi su qualcosa? Veramente strano per un’incostante dichiarata come me ... e allora quale è il segreto?

Difficile spiegarlo, bisogna provare: lo Yoga è tante cose insieme e migliora la vita!

Giusto per la cronaca: non sono ancora dimagrita, ma non mi importa. Di sicuro fisicamente mi sento meglio e questo, in verità, dallo Yoga me l’aspettavo. La sorpresa invece è stata riconoscere che, come sul tappetino, gli asana li ritrovi nella vita: sono le delusioni, il dolore, la competizione, l’ inadeguatezza, la rabbia, il rapporto troppe volte difficile con le persone e poi ancora un elenco infinito di potenziali seccature. E dunque, se è vero che negli asana il respiro, l’ascolto del proprio corpo, l’accettazione del dolore e la consapevolezza sono fondamentali, allora sì , lo sono anche nell’ affrontare la vita di tutti i giorni. Saper stare nel disagio per poterlo superare ... che poi, come dice Cristina, “viene con la pratica”.

Su questo aspetto sto lavorando. Sento già più armonia dentro e intorno a me, nel mio piccolo, cerco di applicare la “pratica” e di cambiare, nei confronti del tutto, la mia prospettiva. Purtroppo, o per fortuna, non siamo responsabili delle azioni degli altri ma certo possiamo evitare di farci sopraffare da esse.

Niente è facile quando si mettono in discussione anni di teorie e comportamenti, quando si approccia qualcosa di nuovo per la prima volta. In Sadhana ho trovato buoni compagni di pratica e una Maestra competente, capace di trasmettere insegnamenti, stimolare e aggregare al tempo stesso.

Ho sempre voglia di tornare al mio tappetino. Calmo la mente e il cuore, respiro, fatico e sorrido! Lorena



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